Almanacco del Giorno Il Gattopardo - Almanacco
Voce dell'Almanacco del 27 gennaio, per la rubrica 'Angolo Lettura'. Evento avvenuto 11 anni fa. Questa settimana consigliamo un classico della letteratura italiana del Novecento “Il Gattopardo”, scritto da Giuseppe Tommasi...

Angolo Lettura

Il Gattopardo


domenica 27 gennaio 2013 (11 anni fa)

Approfondimenti
Il Film
Il Gattopardo: Questa settimana consigliamo un classico della letteratura italiana del Novecento “Il Gattopardo”, scritto da Giuseppe Tommasi di Lampedusa negli anni cinquanta. Siamo alla fine del regno borbonico in Sicilia, il romanzo ruota intorno al personaggio di Fabrizio Corbera, principe di Salina, uomo sagacemente lucido e disilluso, amante dell’astronomia che non riesce ad integrarsi nella società chiusa e ristretta a lui contemporanea.

Emblematica del personaggio è la motivazione del rifiuto ad accettare la carica di senatore del neo regno sabaudo e la motivazione che dà a Chevalley, un funzionario piemontese del neo regno, del perché la Sicilia e i siciliani non cambieranno. “Don Fabrizio gli sorrideva, lo prese per la mano, lo fece sedere vicino a lui sul divano: «Lei è un gentiluomo, Chevalley, e stimo una fortuna averlo conosciuto; Lei ha ragione in tutto; si è sbagliato soltanto quando ha detto: ’I Siciliani vorranno migliorare’….i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti: la loro vanità è più forte della loro miseria; ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se si tratti di Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla; calpestati da una diecina di popoli differenti essi credono di avere un passato imperiale che dà loro diritto a funerali sontuosi. Crede davvero Lei, Chevalley, di essere il primo a sperare di incanalare la Sicilia nel flusso della storia universale? Chissà quanti imani mussulmani, quanti cavalieri di re Ruggero, quanti scribi degli Svevi, quanti baroni angioini, quanti legisti del Cattolico hanno concepito la stessa bella follia; e quanti viceré spagnoli, quanti funzionari riformatori di Carlo III; e chi sa più chi siano stati? La Sicilia ha voluto dormire, a dispetto delle loro invocazioni; perché avrebbe dovuto ascoltarli se è ricca, se è saggia, se è onesta, se è da tutti ammirata e invidiata, se è perfetta in una parola? Adesso anche da noi si va dicendo, in ossequio a quanto hanno descritto Proudhon e un ebreuccio tedesco del quale non ricordo il nome, che la colpa del cattivo stato delle cose, qui ed altrove, è del feudalismo; mia cioè, per così dire. Sarà. Ma il feudalismo c’è stato dappertutto, le invasioni straniere pure. Non credo che i suoi antenati, Chevalley, o gli squires inglesi o i signori francesi governassero meglio dei Salina. I risultati intanto sono diversi. La ragione della diversità deve trovarsi in quel senso di superiorità che barbaglia in ogni occhio siciliano, che noi stessi chiamiamo fierezza, che in realtà è cecità. Per ora, per molto tempo, non c’è niente da fare»”.

Attraverso gli occhi e le acute riflessioni di don Fabrizio l’autore dipinge la realtà siciliana dell’epoca, narra la decadenza di una famiglia aristocratica che si estingue del tutto con la morte del protagonista, mostra la disillusione e l'impotenza di un'intera classe sociale di fronte ai cambiamenti della storia. Dal libro è stato tratto il famoso film "Il Gattopardo" di Luchino Visconti, uscito nel 1963.

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