Almanacco del Giorno Due Fiumi - Almanacco
Voce dell'Almanacco del 19 maggio, per la rubrica 'Angolo Lettura'. Evento avvenuto 10 anni fa. Questa settimana vi suggeriamo il romanzo della giovane scrittrice portoghese Tatiana Salem Levy Due Fiumi, pubblicato nel febbraio del...

Angolo Lettura

Due Fiumi


domenica 19 maggio 2013 (10 anni fa)

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Due Fiumi: Questa settimana vi suggeriamo il romanzo della giovane scrittrice portoghese Tatiana Salem Levy Due Fiumi, pubblicato nel febbraio del 2013. I protagonisti della storia sono due gemelli, Joana e Antonio, da bambini molto uniti, quasi in simbiosi. Da adulti i ragazzi conducono due vite diverse, il forte legame e l'unione sono solo ricordi, vivono vite parallele che sembrano intersecarsi solo in brevi e astiosi incontri, come lo scorrere di due fiumi che però sfoceranno nello stesso mare. Una storia intensa e ambigua, meravigliosi paesaggi che incorniciano gli stati d'animo dei protagonisti, una donna misteriosa e accattivante che in qualche modo ricongiunge i destini di Joana e Antonio.

Ecco un breve brano tratto dal romanzo: «Il muschio saliva sulle piastrelle del bagno, l'odore dell'umidità era opprimente. I sanitari erano semplici, tipici degli anni '80, i rubinetti fini, piccoli, le maniglie quadrate. Il coperchio del gabinetto era di plastica, e il bidet era completamente arrugginito per via dell'acqua che scorreva senza interruzione. Spinsi la porta del box e guardai in alto: la doccia verdognola mi portò subito ad un altro momento.

Io e Antonio tornavamo a casa col buio, con la sabbia dalla testa ai piedi. Mia nonna diceva a voce alta: "Subito sotto la doccia" e io avevo la sensazione che lei avesse trattenuto quella frase per tutto il giorno, attendendo il nostro arrivo.
Chiudevo la porta del bagno e, all'improvviso, il respiro ammainava, dopo un pomeriggio di sole, di corse, di ruote sulla spiaggia, di surf e di castelli di sabbia. Chiudevo a chiave la porta e mi consegnavo all'unico momento di solitudine e silenzio al quale avevo diritto durante le vacanze. Tutti i giorni la stessa cosa. E non mi annoiavo.

Facevo scivolare l'acqua, coprivo gli occhi con i capelli bagnati, la bocca stretta per non ingoiare il liquido, le braccia vicino ai fianchi. Passavo lunghi minuti ad ascoltare l'eco degli strilli dei miei amici, sentendo i piedi che affondavano nella sabbia, le onde del mare che mi sbattevano contro, la mano di mio fratello mentre correvamo. Tutto ancora molto presente, ma anche distante, come avesse fatto parte di un altro mondo, come se la bambina che aveva passato la giornata sulla spiaggia non fosse stata la stessa che stava sotto la doccia. Sotto la doccia, cercavo il senso degli avvenimenti, e mi rendevo conto che poche sono le cose che si capiscono. Lì, in quel bagno, quando mi fermavo e percepivo di avere un corpo, scoprivo la vastità della vita, e mi spaventava.
Sentivo la voglia di aprire le braccia e accogliere l'universo. Di aprire le braccia ed espellere il superfluo.

Uscivo soltanto quando sentivo mia nonna dall'altra parte che batteva sulla porta e ripeteva: "Attenta all'acqua, Joana, Svuoterai il cassone!". Allora mi godevo il minuto finale, toglievo con l'unghia i granelli di sabbia insistenti e mi facevo pesare l'asciugamano sulla testa, il pavimento bagnato. Mentre mi asciugavo, senza saperlo, ero felice. Oggi, se potessi scegliere un momento da ripetere, sceglierei quello.

[...]dopo essermi vestita mi allungavo sul letto, coi capelli bagnati, il rumore di conchiglia che suonava nelle orecchie, la pigrizia che dominava gambe e braccia, e aspettavo mio fratello di ritorno dal bagno, attesa che nel suo caso non durava più di cinque minuti. Poi, lui si sdraiava vicino a me e mi abbracciava, avvolgendomi con il suo corpo.
Cambio idea e penso che, se potessi, replicherei me e mio fratello abbracciati, mentre facciamo finta di dormire, fino a sentirci chiamare per cena. Noi due lì, insieme, sapevamo molto di più della vita di quanto gli adulti immaginassero, sentendo molto più dell'euforia della giornata, condividendo sensazioni che non sapevamo nominare, ma che non per questo non esistevano. Io e mio fratello abbracciati sul letto dopo la doccia, dopo la spiaggia, il sapore degli avvenimenti recenti, la stanchezza flemmatica, quasi liquida: se potessi, sarebbe ciò che rivorrei. Ma niente ritorna, mai. Era quello che imparavo lì, sul letto, dopo la doccia, dopo la spiaggia. Ed era quello che stringevano le nostre mani con forza, che sudavano assieme».

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