Almanacco del Giorno Il paradiso degli orchi - Almanacco
Voce dell'Almanacco del 19 gennaio, per la rubrica 'Angolo Lettura'. Evento avvenuto 10 anni fa. Il nostro consiglio di questa settimana è la lettura del libro "Il paradiso degli orchi", scritto da Daniel Pennac nel...

Angolo Lettura

Il paradiso degli orchi


domenica 19 gennaio 2014 (10 anni fa)

Il paradiso degli orchi: Il nostro consiglio di questa settimana è la lettura del libro "Il paradiso degli orchi", scritto da Daniel Pennac nel 1991.

Il protagonista è Benjamin, primogenito di una strampalata e multietnica famiglia, in cui la mamma è una donna perennemente incinta e innamorata di uomini diversi. Benjamin lavora in un grande magazzino e di professione è "capo espiatorio", cioè deve essere umiliato da un suo superiore quando qualche cliente vuole sporgere un reclamo e chiedere un risarcimento. Nel grande magazzino scoppiano diverse bombe sempre nei posti dove Benjamin è appena passato e questo contribuisce a far diventare il protagonista il principale indiziato.

Romanzo divertente e paradossale, leggero e ironico. La scrittura di Pennac è, come sempre, ricca di metafore e di giochi linguistici.

Di seguito alcune righe del romanzo: «Con la coda dell'occhio, Théo mi indica la gabbia di vetro dei Reclami.
- Mi sa che si stanno occupando di te, lì dentro.
Infatti, mi basta meno di un secondo per capire che Lehmann è al lavoro da un pezzo. Sta spiegando alla cliente che è interamente colpa mia. Brevi spruzzi di lacrime sgorgano dagli occhi della signora. Ha sistemato in un angolo un bebè obeso, ficcato a forza in un passeggino scassato. Apro la porta. Sento Lehmann affermare nel tono della più sincera solidarietà:
- Sono totalmente d'accordo con lei, signora, è assolutamente inammissibile, del resto...
Mi ha visto.
- Del resto, eccolo, adesso gli chiediamo un po' cosa ne pensa.
La sua voce ha cambiato registro. Da compassionevole si è fatta velenosa. Il problema è semplice e Lehmann me lo espone con una tranquillità da ipnotizzatore. Il bebè obeso posa su di me uno sguardo allegro come non mai. Ecco, tre giorni fa il mio reparto avrebbe venduto alla signora qui presente un frigorifero di una capienza tale che lei vi ha infornato un cenone per venticinque persone, antipasti e dolci compresi. "Infornato" è la parola giusta perché questa notte, per una ragione di cui Lehmann gradirebbe gli fornissi la spiegazione, il frigorifero in questione si è trasformato in un inceneritore. È un miracolo se questa mattina la signora non è stata bruciata viva aprendo la porta. Lancio una rapida occhiata alla cliente. Le sopracciglia, in effetti, sono bruciacchiate. Il dolore che trapela sotto la rabbia mi aiuta ad assumere un'aria pietosa. Il bebè mi guarda come se fossi la fonte di tutto. I miei occhi si portano con angoscia su Lehmann, che a braccia conserte si è appoggiato allo spigolo della scrivania e dice:
- Sto aspettando.
Silenzio.
- Il Controllo Tecnico è lei, no?
Ne convengo con un cenno del capo e balbetto che, appunto, non capisco, i test di controllo erano stati effettuati... Come per la stufa a gas della settimana scorsa o l'aspirapolvere dello studio Boëry!
Nello sguardo del moccioso, leggo con chiarezza che lo sterminatore dei piccoli di foca sono proprio io. Lehmann si rivolge di nuovo alla cliente. Parla come se io non ci fossi. Ringrazia la signora per non aver esitato a presentare un deciso reclamo. (Fuori, Théo aspetta ancora davanti alla macchina delle fototessere. Bisognerà che mi ricordi di chiedergli una copia della foto per l'album del Piccolo.) Lehmann ritiene sia dovere della clientela collaborare al risanamento del Commercio. Ovviamente la garanzia resta valida e il Grande Magazzino le consegnerà seduta stante un frigorifero nuovo.
- Quanto ai danni materiali annessi che lei stessa e i suoi hanno dovuto subire - (parla così, l'ex-sottufficiale Lehmann, con, in fondo alla voce, il ricordo della buona vecchia Alsazia dove lo depose una cicogna alimentata a Riesling), - il signor Malaussène avrà piacere a rimborsarli. A sue spese, naturalmente.
E aggiunge: - Buon Natale, Malaussène!
Ora che Lehmann ripercorre la mia carriera in azienda, ora che Lehmann le comunica che, grazie a lei, questa carriera avrà fine, negli occhi stanchi della cliente non leggo più la rabbia, ma l'imbarazzo, poi la compassione, con lacrime che tornano all'assalto, e che tremano ben presto sull'orlo delle ciglia».

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